E’ iniziato il countdown della scuola: tra pochi giorni i nostri ragazzi torneranno in classe, indosseranno la mascherina – se abbastanza grandi – e, dopo sei mesi, torneranno tra i banchi pur con dinamiche totalmente diverse. Restano i dubbi, le polemiche, le proteste degli insegnanti e del personale scolastico, le paure e le incertezze delle famiglie. Ma come si stanno organizzando all’estero? Com’ è stato strutturato il rientro nelle altre nazioni? Per chi ha già sperimentato una riapertura come sono andati i contagi? Iniziamo un veloce giro del mondo per conoscere come altri Stati hanno reagito al Coronavirus…
La Cina, Paese in cui sono stati registrati i primi casi di Covid-19, ha per prima imposto il lockdown e di conseguenza la chiusura della scuole. Circa 200 milioni di studenti sono rimasti a casa a febbraio e hanno iniziato le lezioni online. Con il sensibile calo a marzo dei contagi in Cina, le scuole sono state poi gradualmente riaperte iniziando dalle medie e superiori. Le classi sono state ridotte, le giornate a scuola sono state abbreviate, è stato introdotto l’obbligo della mascherina e il distanziamento di un metro tra gli alunni.
L’identificazione di un nuovo focolaio a Pechino a metà Giugno ha però obbligato le istituzioni a richiudere temporaneamente le scuole primarie e secondarie, oltre a bloccare voli e a imporre spostamenti limitati. Con la fine di agosto le porte degli istituti sono state riaperte. Wuhan, città simbolo ed epicentro dell’epidemia, ha riaccolto 1.4 milioni di alunni. Percorsi dedicati, mascherine non obbligatorie ed ingresso scaglionato, le scuole si sono riorganizzate ma senza apprensione, visto che in Cina ci sono attualmente poco più di 200 contagi.
La Corea del Sud, come gran parte del mondo, ha imposto il lockdown e la chiusura degli istituti avviando da aprile la didattica a distanza. Il 20 maggio le restrizioni sono state allentate e gli studenti delle superiori hanno potuto far ritorno in classe. A giugno era prevista la riapertura anche per gli altri gradi d’istruzione. Ma a pochi giorni dalla ripresa, 250 scuole sono state costrette a chiudere per un picco di casi e 100 istituti a Seul hanno rinviato le riaperture. Con il tempo le regole imposte dal governo sono diventate più restringenti ed è stato ideato un sistema di test e tracciamento di contatti degli infetti.
GRAN BRETAGNA
Dopo il lockdown imposto dal Ministro Boris Johnson sono state riaperte gradualmente le scuole iniziando dagli asili fino ai sei anni d’età. In caso di positività la scuola non viene chiusa ma gli alunni dovrebbero isolarsi per 14 giorni. In caso di contagi, poi, sono le autorità sanitarie a poter decidere la chiusura di tutto l’istituto. Il Guardian, però, afferma che dal 3 giugno sono rimaste chiuse più del 90% delle primarie per la paura di nuovi focolai. A fine luglio, con la chiusura dell’anno scolastico, il Governo inglese ha potuto dire di aver portato a termine la formazione ed educazione dei propri ragazzi anche in periodo Covid. Con l’inizio del nuovo anno scolastico gli istituti hanno riaperto le porte. Il ministro dell’Istruzione britannico, Gavin Williamson, in una lettera ai genitori del Regno Unito, ha esortato a non tenere a casa i propri figli: “Rischiano di perdere molto di più di qualche mese di apprendimento, potrebbero essere intaccate enormemente le loro future opportunità di successo”.
GERMANIA
In Germania le scuole sono rimaste chiuse da metà marzo e a inizio maggio è stato trovato un accordo per la graduale riapertura. Come per le altre nazioni anche in Germania si è introdotto il distanziamento tra i banchi, nuovi percorsi per evitare contatti e finestre sempre aperte per cambiare frequentemente l’aria nelle aule. Resta comunque un’autonomia territoriale delle scuole, anche nella scelta di sottoporre o meno ai tamponi studenti o professori. Con la riapertura degli istituti però sono ricominciati anche i focolai. Il 17 giugno a Gütersloh le scuole e gli asili nidi sono state chiuse per due settimane per un amento dei contagi, stessa cosa accaduta anche in altre zone del paese. Dopo le vacanze estive, è ricominciato l’anno scolastico a inizio agosto. Nonostante si siano segnalati dei contagi, però, tendenzialmente le scuole non sono state chiuse preferendo la quarantena di classi e insegnanti. A Berlino fino al 21 agosto erano 37 le scuole colpite dal Covid (il 4,5% delle 825 presenti nella capitale), secondo il Berliner Zeitung, che riporta anche di 7 casi di asili toccati dal contagio su 2700. In Norderno-Vestfalia le scuole interessate da parziali chiusure erano 31 già tre giorni dopo la riapertura. In Assia su 1795 scuole ne sono state chiuse sei, e la percentuale dei ragazzi in quarantena sarebbe dello 0,3%.
SVEZIA
La Svezia è l’unico stato che non ha deciso per il lockdown. L’economia ne ha chiaramente giovato ma anche i risultati, al di là del momento critico, sono comunque rassicuranti. Secondo un rapporto presentato dalle autorità sanitarie svedesi e finlandesi insieme, nel periodo dal 24 febbraio al 14 giugno, ci sarebbero stati 1.124 casi confermati di COVID-19 tra i bambini in Svezia, circa lo 0,05% del numero totale degli svedesi tra 1 e 19 anni. Nello stesso periodo, la Finlandia ha registrato 584 casi tra minori, pari a circa lo 0,05 della popolazione scolastica.
“In conclusione, la (chiusura) delle scuole non ha avuto un impatto diretto misurabile sul numero di casi confermati di laboratorio in bambini in età scolare in Finlandia o in Svezia”, hanno affermato le agenzie dei due Paesi nel loro rapporto congiunto.
FRANCIA
Dopo il lockdown e una graduale riapertura delle scuole da maggio, il 14 giugno, il presidente Emmanuel Macron, ha annunciato: «Gli asili, le scuole elementari e le medie si prepareranno ad accogliere a partire dal 22 giugno tutti gli allievi in maniera obbligatoria, e secondo le regole di presenza normale» (la fine dell’anno scolastico è prevista per il 3 luglio). Poi da settembre la ripresa del nuovo anno scolastico. Alla materna non è previsto un distanziamento, perché inapplicabile. Alle elementari la distanza di un metro è solo raccomandata mentre alle medie e superiori sarà obbligatoria la mascherina.
A pochi giorni dalla riapertura però il ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer ha annunciato su Europe 1 che 22 istituti scolastici (10 nelle città e 12 nella Réunion su un totale di 60 mila) e un centinaio di classi sono state chiuse a causa del Covid-19. Blanquer, ha precisato che ogni giorno ci sono 250 sospetti di nuovi casi “legati spesso a fattori esterni alla scuola visto che la stragrande maggioranza è stata infettata prima del rientro in classe”. “Il provvedimento di chiusura di una struttura scolastica – ha ricordato il ministro – scatta se ci sono più di tre casi di Covid”. Per Blanquer questa prima settimana scolastica è stata “piuttosto buona. Malgrado la paura, sono rientrati tutti in classe e questo mi fa molto piacere”. Nel caso dovessero moltiplicarsi le chiusure verrà avviato un protocollo per aiutare le famiglie: “il mio obiettivo”, ha detto, “è quello di non perturbare il loro quotidiano”.
SPAGNA
La Spagna come l’Italia non ha riaperto le scuole e ha preferito aspettare l’inizio del nuovo anno scolastico. Si pensa a mantenere un distanziamento di un metro e mezzo tra gli studenti più grandi ma a livello organizzativo è una direttiva molto complessa. Perché in Castiglia vi sono classi di liceo di 40 alunni. Alle elementari e materne si pensa a ‘classi bolla’ con massimo 25 allievi.