E’ una legge controversa, voluta per disincentivare l’utilizzo della plastica monouso ma che può mettere in difficoltà numerose imprese: sta per essere approvata la PLASTIC TAX, provvedimento inserito nella manovra di bilancio del Governo.
Cosa dice la PLASTIC TAX?
La Plastic Tax è una leva fiscale che punta a tassare a 0,45 cent al kg gli imballaggi di plastica monouso, compreso il tetrapack, esclusi quelli di plastica riciclata o composti da più materiali con una componente di plastica inferiore al 40%. E, se approvata dopo le ultime modifiche, entrerà il vigore dal luglio 2020. L’iniziativa italiana segue le direttive tracciate dall’Unione Europea a sostegno dell’ambiente, in linea in particolare con quella del 5 giugno 2019 n. 2019/904/UE.
Quali materiali vengono tassati?
La Plastic Tax è un’imposta sul consumo di manufatti di plastica con singolo impiego, identificati con l’acronimo MACSI, che hanno o sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o prodotti alimentari ad esclusione dei manufatti compostabili e alle siringhe. I MACSI, si legge nell’articolo 79 della manovra, anche in forma di fogli, pellicole o strisce, sono quelli realizzati con l’impiego anche parziale di plastica e immessi sul mercato per non compiere più cicli di vita e quindi a non essere riutilizzati (packaging per elettrodomestici, computer o altre apparecchiature e anche rotoli di plastica pluriball e pellicole e film in plastica estensibili).
Gli incentivi
Il governo ha previsto un credito d’imposta alle imprese del settore plastico per l’adeguamento tecnologico finalizzato alla produzione di manufatti biodegradabili e compostabili ed equivale ad un credito del 10% delle spese sostenute nel 2020 fino ad un massimo di 20 mila euro per ogni beneficiario.
Le critiche e le approvazioni
La Plastic Tax ha scatenato le polemiche soprattutto nel settore industriale. Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, parlando a Formiche, ha definito così l’aliquota sulla plastica: “Non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione volta a recuperare risorse generando nell’immediato ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese”. E ancora “questa imposta determina un aumento medio del 10% del prezzo dei prodotti di largo consumo con un impatto sulla spesa delle famiglie stimabile in 109 euro annui”. Favorevole invece Legambiente che appoggia e spinge da tempo la Plastic Tax chiedendo però alcune modifiche che sono state di fatto accolte. In principio, infatti, sarebbe stata anche tassata la plastica riciclata. Il Governo, poi, ha ridotto l’aliquota dall’originario 1 euro/kg agli attuali 0,45euro/kg.
Come evitare di pagare l’imposta?
Questa legge ‘colpisce’ inevitabilmente le imprese che dovranno organizzarsi per cercare una svolta green nel loro sistema produttivo. Per quanto riguarda la plastica pluriball necessaria a proteggere le merci durante il trasporto e molto utilizzata nel packaging esistono in commercio delle valide alternative che non utilizzano plastica.
Ecco alcune soluzioni e i link dove comprare imballaggi tax free:
- Il cartone ondulato: composto da un materiale economico e malleabile, grazie alla sua peculiarità ondulata protegge i prodotti essendo antiurto e resistente alle perforazioni. Viene venduto in rotoli di diverse dimensioni per andare incontro a tutte le esigenze.
- Flo-Pak Bio: è un materiale di riempimento biodegradabile e molto robusto. E’ l’alternativa ideale al pluriball. E’ pulito, antipolvere e antistatico, composto interamente da polistirene riciclabile.
- Fibra di legno di riempimento: è un’altra valida alternativa, costituita da materiale naturale. Non comprime la merce e non riga i prodotti.
Per quanto riguarda gli imballaggi monouso di plastica destinati all’industria alimentare, è bene, dove possibile, utilizzare contenitori biodegradabili e compostabili. In commercio ne esistono di varie dimensioni ed è un modo per evitare di pagare la Plastic Tax, dando una svolta sostenibile alla propria impresa. In generale, poi, è bene utilizzare solo imballaggi di plastica riciclata e quindi non tassabili.
Nella produzione industriale, invece, è da prediligere l’imballaggio in alluminio o in metallo per evitare di pagare la nuova imposta. Laddove possibile, quindi, è necessario riprogettare il sistema produttivo per evitare di alzare il prezzo del prodotto finale e complicare la vendita della merce ai clienti.