Il quiet quitting: realtà o utopia? Scopriamolo insieme

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Il quiet quitting, tradotto come “abbandono silenzioso” è ormai una realtà del periodo post pandemico. Contrariamente alla filosofia della “hustle culture” statunitense, il mito di considerarsi dei lavoratori workaholic che dedicano l’intera vita al lavoro, il quiet quitting consiste nel lavorare solo per il tempo indicato da contratto senza prestarsi a ore extralavorative o impegni non richiesti secondo il proprio inquadramento.

Ma approfondiamo meglio la sua origine e perché oggi è un trend in crescita nella maggior parte delle aziende.

Quiet quitting: equilibrio tra lavoro e vita privata

Nessuno straordinario, progetto extra o responsabilità non previste da contratto: il lavoratore che aderisce alla filosofia del quiet quitting ricerca un equilibrio tra lavoro e vita privata. Un bilanciamento che lo porta comunque a continuare a ritenere le task in azienda una priorità, ma solo per il tempo concordato a monte con il datore di lavoro.

Una tendenza del post pandemia

La pandemia ha portato molte persone a rivalutare le priorità della propria vita e a considerare episodi di burnout, di sfinimento causato da una grande mole di lavoro o una situazione lavorativa psicologicamente stressante, non più accettabili. La popolazione è in generale più consapevole dell’importanza della salute mentale, ormai tema cardine nel dibattito pubblico. Specialmente la Gen Z considera il denaro non più importante del tempo da poter dedicare a se stessi.

Come organizzare il lavoro nell’era del quiet quitting, lato azienda

Concentrare il lavoro in modo da essere efficienti solo per le ore stabilite da contratto richiede una grande capacità organizzativa oltre che un diverso mindset, prima di tutto da parte degli imprenditori.

Obiettivi e prospettive di crescita

I manager possono fare la differenza in questo contesto: come dimostrato da uno studio condotto da Harvard Business Review, l’empatia e la complicità da parte dei vertici con il team rende i dipendenti meno propensi a fare il countdown per finire la giornata lavorativa. Inoltre, ragionare per obiettivi, gratificare e premiare i collaboratori, li fa essere più motivati e coinvolti.

Stop a call e riunioni infinite

Dedicare meno tempo alle call e ai meeting aiuta a sfruttare meglio il tempo previsto per il confronto, andando “strict to the point”, dritti al punto senza troppi convenevoli o argomentazioni non centrate rispetto allo scopo della riunione.

Prevedere delle pause in modo sistematico

Le pause non sono perdite di tempo ma opportunità per ricaricarsi e conoscersi meglio, quindi dei momenti in cui fare team. Prevedere dei momenti di stacco per i dipendenti, possibilmente nelle stesse ore, ha un impatto diretto sulle performance.

Allestire correttamente l’ufficio

Gli stimoli acustici e visivi esterni possono interrompere il flusso lavorativo. Per ottimizzare il lavoro e conciliare la concentrazione in azienda, le aziende devono assicurarsi che gli spazi siano bel isolati. Per renderli poi accoglienti e comodi per i lavoratori, predisponendo ad esempio delle sale relax e posizionando delle scrivanie ergonomiche.

Formazione continua

Gli aggiornamenti e i corsi servono per migliorare i processi interni e le abilità dei lavoratori, per questo proporli ai propri collaboratori è un’occasione di crescita aziendale.

Come essere più efficiente sul luogo di lavoro nell’era del quiet quitting, lato dipendente

Con solo le ore previste da contratto, senza straordinari, la domanda potrebbe essere: come lavorare meno? Ma in realtà bisognerebbe chiedersi: come lavorare meglio?

Ottimizzare la giornata

Individuare le ore più produttive, ad esempio la mattina, è utile per concentrare in quegli archi temporali i compiti più complessi. Un altro tip utile per schedulare la giornata è quello di scorporare le attività più lunghe e complicate suddividendole in sotto-attività più piccole, per alleggerire mentalmente il carico di lavoro.

Limitare le distrazioni

Nuove mail, messaggi e i social possono distrarre l’attenzione per una tendenza definita dallo psicologo Daniel Levitan “pregiudizio della novità”. La curiosità di vedere la novità crea un’interruzione per cui ci vogliono circa 23 minuti per ritornare focalizzati sull’obiettivo. Una soluzione può essere quella di dedicare dei segmenti temporali appositi per rispondere ai messaggi, controllare le notifiche, leggere e rispondere alle ultime mail.

Mantenere lo spazio di lavoro ordinato

Un ufficio in ordine è un ufficio più produttivo. Quindi sì a cartellette, etichette, faldoni, cassettiere suddivise per funzionalità, no a postazioni di lavoro caotiche. Sulla scrivania occorre lasciare solo il materiale davvero necessario.

Ad oggi il quiet quitting è diventato sempre più una realtà per questo aziende e dipendenti devono trovare una nuova forma mentis per adattarsi al meglio al cambiamento. E tu a che punto sei di questo processo?